venerdì 6 novembre 2009

La bambina

Attaccati bene.


Subito la bambina si attaccò al corrimano.


L’autobus era quello delle 18:45 e stava riportando me e la mia collega a casa. La mamma, con la bambina in braccio, era salita due fermate dopo la nostra e si era posizionata poco più avanti rispetto a dove eravamo seduti noi. La bambina, piccola, imbacuccata nel suo giubbotto rosa e la cuffia, sembrava sveglia ed attenta e seguiva tutto quello che le diceva la mamma. Questa, che sembrava altrettanto sveglia, era allegra, cantava e scherzava con la bambina.


Mi piaceva la scena, vedere una mamma serena e sicura ed una bambina già ben predisposta verso il mondo. Persone affidabili. Ed ho incominciato a pensare.

Come mi sentirei se fossi quella mamma? Voglio dire, considerando la mia disabilità visiva, dovuta ad una lesione congenita della retina di entrambi gli occhi, in quella situazione dovrei badare a me e ad un’altra persona ancora piccola, per cui dovrei stare attento due volte a quello che succede. E se, per una qualche paura od insicurezza data dalla mancanza di vista, mi venisse un attacco di ansia, che cosa farei? è ovvio che la mia preoccupazione sarebbe per la bambina, sicuramente cercherei qualcuno a cui chiedere aiuto, ma se non ci fosse nessuno? Ora, pensandoci, mi sento disarmato e penso che nella circostanza sarei preso dall’angoscia di dover chiedere aiuto a degli sconosciuti con un bambino in braccio.


Oggi questa eventualità mi spaventa e mi scoraggia: spero che non debba mai succedere, ma se dovesse, voglio pensare di riuscire a gestirla.

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