venerdì 1 ottobre 2010

Punti di vista

Punto di vista 1

Era impossibile distinguerle in contro luce: stessa altezza, stesso taglio di capelli, stessa corporatura, stessi occhiali, abbigliamento simile, appoggiate una accanto all’altra con la schiena contro il vetro nella stessa identica postura; perciò, nel momento di restituire la chiave, credetti di trovarmi davanti alla legittima proprietaria mentre, invece, la persona giusta era l’altra, quella che le stava alla sua destra!

Non avevo riconosciuto i volti, a causa della mia scarsa capacità di distinguere i particolari anche da vicino e mi resi contro che questo poteva effettivamente essere fonte di perplessità ed imbarazzo in chi mi sta intorno.


Punto di vista 2

Il sito era in portoghese. Io stavo lavorando sul mio terminale, mentre cercavano di decifrare il contenuto delle pagine web con l’aiuto di una madrelingua. Finite le mie attività rivolsi loro l’attenzione e, scorrendo la pagina iniziale del sito che stavano studiando. mi accorsi, con stupore, della dicitura impressa in alto a destra della pagina: english version!

Mi meravigliai di quanto fossi stato capace di cogliere certi particolari e di quanto questi fossero sfuggiti a chi in teoria avrebbe dovuto notarli subito.


Punto di vista 3

Settembre, sera, strada di città: alle 19.30 cala già la sera e non si capisce bene che luce ci sia, sospesa tra quella naturale del giorno e quella artificiale dei lampioni. Improvvisamente, camminando verso casa sul marciapiede, mi trovai davanti una persona sbucata fuori all’improvviso. In realtà quella persona, che mi veniva incontro, era sempre stata davanti a me, ma io l’avevo scorta solo all’ultimo momento: mi bloccai, ebbi un attimo d’incertezza, mentre la persona mi superava allontanandosi in senso opposto al mio. Ripresi a camminare, poche decine di metri mi separavano ancora casa mia, riparo sicuro.


Punto di vista 4

Guardai meglio. La luce del sole batteva proprio a livello del buco della serratura, così da rendere facilmente visibile il pezzo di carta che bloccava l’entrata della chiave: niente avrebbe potuto aprire quella porta, ma nessuno si era accorto. Infatti, non so come, ma avevo avuto l’intuizione di abbassarmi e guardare dentro la serratura, mentre cercavano la chiave giusta: mi crogiolai del fatto che avevo contribuito alla soluzione del problema, notando qualcosa che nessuno aveva visto.


Io sono ipovedente, più precisamente cieco ventesimista secondo la classificazione della Commissione Sanitaria e, come illustrato già tempo fa (Immaginare), il mio disturbo visivo presenta aspetti molto curiosi ed apparentemente contradditori: è difficile spiegare a chi non mi conosce che cosa e come vedo. Ora, però, mi domando se sia davvero la vista che risolve tutto oppure se siano piuttosto l’istinto e l’intuito. In realtà penso che dovrei cercare di sviluppare bene questi ultimi due strumenti, perché mi permetterebbero di superare il lato negativo del mio orgoglio e la diffidenza verso gli altri (aspetti questi della mia personalità che a volte si fanno sentire) e di poter sfruttare meglio le mie potenzialità.