mercoledì 24 ottobre 2012

Vite


Lentamente le porte si chiusero e la vettura cominciò a muoversi.

Guarda!

Il panorama che si aprì davanti lasciò senza fiato, mentre la vettura continuava lenta la salita, quasi volesse lasciare il tempo di assaporare l’emozione: mani sulle spalle, ancora presto per passare le dita tra i capelli, ma man mano che la vettura si arrampicava lungo i binari, cresceva dentro ognuno di loro la voglia dell’altro.

Dalla collina la vista era spettacolare, complice il tempo splendido: mentre camminavano si raccontarono pezzi di vita e pareva non esistesse nient’altro intorno a loro. In quel momento si sentirono avvolti da una sensazione fresca, naturale, incoercibile, le parole sfumarono ed i corpi cominciarono a parlare: le mani, le labbra, gli occhi, le ginocchia, i piedi iniziarono ad urlare, non c’era più tempo né per pensare né per parlare; le carezze ed i baci si moltiplicarono, gli sguardi divennero così intensi da far venire la pelle d’oca. Tutto era pervaso di tenerezza e dolcezza.

Sei un miracolo!

S’innamorarono. Le settimane che seguirono furono travolgenti: si ritrovarono a fare cose che non avevano mai fatto prima o che non avrebbero mai pensato di poter fare più. Si presero cura l’uno dell’altro, programmando le proprie giornate, il proprio tempo libero, stravolgendo le loro vite.


Venivano da due vite diverse, ricche di esperienze, gioie e dolori, ed erano due persone così diverse da non avere niente in comune, bensì tutto da scoprire e non annoiarsi mai.

lunedì 22 ottobre 2012

La diga


Il grande prato, la vallata davanti con le montagne ricoperte di boschi regalavano una vista mozzafiato; il cielo terso, il sole brillante e la vastità del panorama trasmettevano uno sconfinato senso di libertà.
Non resse più. Il peso delle emozioni di quel periodo intenso e soffocante e di quello che lo aveva preceduto, si fece improvvisamente insostenibile: sentì dentro di sé come il rumore di qualcosa che si rompeva, come il crollo di una diga e sfogò, finalmente, tra le sue braccia, in un pianto rumoroso ed esonerante tutto il dolore e la frustrazione, la fatica e la solitudine accumulati in tutti quei mesi frenetici e complicati.

Così, si spogliò di tutto, svuotandosi di un fardello terribile. Poi, come la quiete dopo la tempesta, come il silenzio dopo un’esplosione, tornò la calma ed i pensieri belli, rimasti assediati e reclusi per lungo tempo, finalmente riaffiorarono: ora si poteva ripartire, ricominciare a vivere, rimettersi in gioco. Anche da soli.

mercoledì 26 settembre 2012

Joycamp


La capacità critica non esiste più; il nuovo linguaggio è stato definito in modo da rendere impossibile il pensiero, eliminando termini non necessari e ambigui e creandone di nuovi anche composti. Ogni individuo, ogni pensiero individuale, ogni mente e la natura umana stesa è stata sacrificata per il bene dell’ideologia: non basta eliminare gli eretici, ma bisogna convertirli all’ideologia imperante, rendendo impossibile ogni alternativa anche nel futuro. Non basta che un condannato accetti i lavori forzati, ma li deve concepire come un dovere che si applica con piacere, come fosse uno svago; non basta, come atto estremo di soggezione, tradire la persona amata fino a desiderare che prenda il proprio posto sul tavolo delle torture, ma bisogna riporre un amore incondizionato nell’ideologia imperante, accettandone ineluttabilmente ogni dogma, anche qualora venga deciso che 2+2=5...

Un mondo così, angosciante ed estremo, esiste solo nella fantasia, anche se ciò che lo alimenta è qualcosa di reale e che si può identificare nella sete e nella ricerca di potere fine a se stesso. Ma alla fine nemmeno l'uomo più potente riuscirebbe a cancellare completamente la propria umanità e quella degli altri. Si ritorna sempre al punto di partenza, come l'ago di una bilancia torna sempre al punto zero, come la palla torna sempre al centro dopo ogni punto segnato.

domenica 23 settembre 2012

Percezioni


Ascoltare
Disteso sul letto riusciva a percepire la spaziosità della camera e aveva la sensazione di trovarsi in uno spazio ampio, senza confini, ma allo stesso tempo protetto, sicuro, intimo.

Scostò il lenzuolo, si alzò ed attraversò il corridoio fino alla cucina, imbattendosi nel frigorifero che stava di fronte alla porta. Con facilità ritrovò il bicchiere che aveva lasciato sul bancone accanto al frigorifero, bevve un sorso e rimase un poco lì, appoggiato al bancone con la schiena rivolta verso la porta, ad ascoltare la notte.

Dopo un poco, avvertì i suoi passi nel corridoio che si avvicinavano piano piano, poi sentì le sue braccia giragli intorno ai fianchi in un abbraccio caldo e deciso; la sentì appoggiarsi dolcemente a lui e subito fu invaso da un brivido improvviso e piacevole. Stretti in quella posizione, riusciva a percepire il cuore dentro il petto di lei battergli forte contro la schiena. Mentre cominciava ad accarezzarlo delicatamente, si voltò verso di lei; improvvisamente udì passare una macchina giù in strada, avvertì i suoi occhi su di lui e se ne compiacque. Gli prese la mano e lo accompagnò in camera.

Vedere
Nel dormiveglia lo vide alzarsi ed uscire. Si rigirò sul fianco: nella penombra, la camera da letto appariva più grande del solito, sconfinata, con pareti invisibili che, però, riuscivano ugualmente a proteggere la loro intimità.

Rimase lì un poco ad osservare, poi lentamente scivolò verso il bordo opposto a dove si trovava, scese dal letto ed attraversò il corridoio verso la cucina che stava di fronte alla camera.

Lo trovò appoggiato al bancone della cucina con le spalle alla porta, si avvicinò e gli passò dolcemente le braccia intorno ai fianchi, abbracciandolo forte ed appoggiandosi a lui. Il cuore cominciò a batterle forte nel petto, a tal punto che pure lui doveva avvertirlo. Cominciò ad accarezzarlo delicatamente ed egli si voltò verso di lei. Improvvisamente i fari di una macchina che passava in strada illuminarono la cucina, permettendole di vederlo bene: lo fissò e si accorse che lui aveva percepito il suo sguardo e ne era compiaciuto. Gli prese la mano e lo accompagnò in camera.

Comunicare
Dormono, distesi, avvinghiati l’una sull’altro mentre la tiepida aria della notte asciuga il sudore dai loro corpi. La loro convivenza è fatta di una comunicazione esclusiva, senza parole, che deriva da due percezioni diverse della stessa realtà. Infatti, lui vede grazie a quello che vede lei e lei sente grazie a quello che sente lui e tra di loro si scambiano continuamente percezioni, sensazioni, sentimenti ed emozioni attraverso il contatto, in un perenne dialogo ricco e vibrante. La loro convivenza è fatta di un rumore silenzioso, intenso ed appassionato, di un sentimento solido ed invisibile, di un amore incredibile ed estremo.


sabato 15 settembre 2012

Temporale


Scuri sbarrati, luci spente, testa sotto il cuscino e silenzio. In attesa che finisca il temporale.

Ma la vita non è aspettare che passi il temporale, ma imparare a camminare sotto la pioggia.

martedì 11 settembre 2012

Emigrare


Che strana sensazione di estraneità. Là era tutto diverso, altri rumori, altri paesaggi, altre abitudini e soprattutto altre pietanze, più fresche, più genuine!

Si mieteva il grano per fare la pasta, si coltivavano i pomodori per fare il sugo, si conciavano le olive per fare l’olio, si vendemmiava per fare il vino; si allevavano le galline per fare le uova, le capre per fare il formaggio e le pecore per fare i vestiti.

Poi c’erano gli avvocati, i dottori, i professori che s’ingrassavano con i loro frutti; si produceva per tutti, ma questi producevano per sé, accaparrandosi tutte le risorse. Così bisognava emigrare per raccogliere un po’ di ricchezza da mandare a casa, ma anche per conoscere il mondo ed educare la gente a non soccombere ed a non abbandonare la propria terra.

giovedì 12 luglio 2012

Sogno



Albeggiava. Scostò le lenzuola e l’aria fresca della notte, che filtrava attraverso le persiane, cominciò ad accarezzarle dolcemente la pelle. Guardò su verso il soffitto, immobile e leggero, poi, pigramente, si voltò verso di lui; nella penombra riusciva a scorgere appena la sagoma del suo corpo parzialmente coperto. Dai piccoli movimenti delle sue labbra, e dai suoni quasi impercettibili che uscivano dalla sua bocca, capì che stava sognando. Sebbene si trovassero a pochi centimetri l’una dall’altro, ebbe per un istante come una malinconica sensazione che fossero estranei. Chissà dov’era in quel momento, cosa stava vedendo, con chi era? Forse non l’avrebbe saputo mai: le sensazioni che si provano nei sogni sono difficilmente condivisibili. Lo sfiorò dolcemente con le dita della mano, poi tornò a fissare il soffitto.
Per un attimo ci aveva pensato, ma non poteva svegliarlo, non poteva interrompere il suo sogno. Tra poco si sarebbero svegliati, si sarebbero abbracciati e baciati, si sarebbero vestiti ed avrebbero cominciato una nuova giornata, spinti da quel continuo, misterioso e meraviglioso impulso di condivisione e complicità, ma ora no, bisognava lasciare tutto così fino al risveglio. Non gli avrebbe chiesto nulla del sogno.
Un nuovo e fresco colpo d’aria si fece largo attraverso le fessure delle persiane e passò sulla sua pelle spazzando i pensieri; si rigirò nel letto e si riaddormentò.

lunedì 9 luglio 2012

Foglio bianco


Ti auguro un anno pieno di cose importanti.
E' l’augurio che si fa spesso, anche un po’ per se stessi: che la vita si arricchisca ogni giorno di più e che il passato possa fungere da base per il futuro. Poi, però, la routine prende il sopravvento.

Fa paura la routine, tutti dicono di volerla evitare, ma raramente qualcuno decide di prendersi la responsabilità di cambiare qualcosa e di mettersi in gioco; quando questo succede lo si fa spesso con impeto ed arroganza, mossi più che altro da una sensazione di frustrazione. In questo modo, di cose importanti alla fine ne arrivano ben poche.
Tuttavia anche l’inevitabile routine può fungere da base per il futuro: è come un foglio bianco su cui disegnare, ma non è importante cosa si disegna ne che il disegno sia bello, colorato o perfetto; bensì, dev’essere unico, proprio, sincero, in una parola, speciale.

venerdì 8 giugno 2012

Felicità



Un momento di umiltà, onestà e dedizione, di passione e semplicità; un momento dove le distanze non esistono più, anche grazie all’assenza di trucchi ed effetti speciali, un coinvolgimento totale e vicendevole. Per un momento la quotidianità ed i problemi restano fuori, liberando le emozioni e lasciandosi pervadere da un unico sentimento corale. Tanta felicità, che supera le regole e le conformità e che basta da sola a reggere il peso delle responsabilità.

sabato 21 aprile 2012

Scienza ad occhi chiusi


Lo scienziato apre gli occhi e pensa, il poeta chiude gli occhi e canta.
Una semplice frase inventata al momento, due modi diversi di vedere la realtà.
Qual è il punto di vista migliore, quello che ti permette di avere sempre una risposta pronta, quello che ti permette di stare sempre un passo avanti rispetto agli altri, quello che nessuno può contraddire?
Qual è il proprio punto di vista, quello personale che caratterizza ognuno di noi, quello che ci distingue dagli altri, quello che sta alla base delle nostre scelte, quello in cui crediamo?

mercoledì 4 aprile 2012

Oggi


Se pensi a quello che potrebbe succederti domani, perdi di vista quello che puoi fare oggi.
Domani potresti ammalarti, domani potresti perdere il lavoro; domani potresti perdere la casa, domani potresti restare solo.
Ma se pensi a quello che potrebbe succederti domani, perderesti di vista quello che hai oggi.
Quante cose puoi fare ora, quante soddisfazioni potresti toglierti; quanti contributi potresti dare ora, quante persone potrebbero giovarne!
Se pensi a quello che potrebbe succederti domani, perderesti di vista quello che puoi fare oggi.


sabato 3 marzo 2012

Risveglio


Un giorno si svegliò e si accorse di avere quello che aveva sempre sognato: una grande casa con il maggiordomo, una bellissima moglie ed una famiglia perfetta, una macchina con autista, un’azienda tutta sua dove tutti lavoravano per lui, una carriera brillante che gli permetteva di viaggiare ovunque...Ma gli mancava qualcosa, qualcosa per cui valeva la pena rinunciare a tutto. Voleva la vita di prima, ma era ormai troppo tardi.
Sei fortunato, gli dicevano prima. Ora tutti volevano prendere il suo posto e da tutti doveva difendersi.

sabato 4 febbraio 2012

Talenti



Le sinfonie così come le conosciamo oggi sono il frutto della sordità del compositore.
A 26 anni, in gran segreto, Ludwig van Beethoven comincia ad avvertire i primi sintomi della sordità. Avrebbe presentato la sua "prima sinfonia" da lì a qualche anno e la carriera da compositore era appena iniziata. Preso da enorme tristezza, medita il suicidio. 
La sordità ebbe un forte impatto sullo stile musicale dell'artista tedesco: secondo un gruppo di ricercatori olandesi, a mano a mano che la perdita dell'udito diventava più forte, le partiture subivano una evoluzione. Fino alle sinfonie così come le conosciamo oggi.
Secondo alcuni ricercatori coordinati da Edoardo Saccenti che hanno pubblicato un articolo sul British medical journal il compositore tedesco «utilizzava meno le frequenze che sentiva peggio». Gli studiosi, che hanno analizzato le opere di Beethoven, comprese le partiture, le note, gli strumenti, sostengono che «in principio il compositore smise di udire le note più acute. Di conseguenza, a mano a mano che la sordità avanzava, utilizzava sempre più le note basse e medie».
In una lettera all'amico e medico Wegeler del 1801 confessa la sua preoccupazione. Ma nel frattempo cerca di compensare questo difetto: nel 1815 inizia a servirsi di una trombetta per udire meglio le note delle sue composizione. Nel 1817, quasi completamente sordo, costruisce un pianoforte con le corde più tese. 
«O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me (...) -scrive il compositore nel Testamento di Heiligenstadt indirizzato ai fratelli Kaspar Karl e Nikolaus Johann - ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo. Nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore».