martedì 15 marzo 2011

Le prove

Ero in formissima, eccitata, tutto stava andando a meraviglia. Raccoglievo ogni nuova sfida e la superavo son scioltezza: ero la migliore, mi sentivo di poter fare tutto, niente poteva fermarmi.
Un giorno qualcuno mi propose una cosa nuova fuori dai soliti schemi. Avevo bisogno di nuovi stimoli e questa proposta sembrava arrivare nel momento giusto. Così accettai ed incominciai le prove. Mi resi subito conto che era effettivamente una cosa davvero diversa e che avrei avuto bisogno di un po’ di tempo per famigliarizzare. Man mano che passavano i giorni, però, mi trovai sempre più in difficoltà e non riuscivo a fare progressi: era come se mi sentissi bloccata, come se qualcosa dentro di me inconsciamente mi frenasse. S’innescò un circolo vizioso: più aumentavano le difficoltà, più mi preoccupavo e più mi preoccupavo più vedevo le difficoltà aumentare, fino a quando non riuscì più ad esprimermi in alcun modo. L’angoscia si trasformò in ansia e non riuscì più a concludere nulla. Intorno a me la gente incominciava a perdere la fiducia in me ed a mettermi da parte e questo, ovviamente contribuì ad accrescere ancora di più le mie paure. D’un tratto mi resi conto quanto fossi davvero sensibile e, contemporaneamente, quanto importante fosse per me ritrovare la sicurezza e la padronanza nella cosa che sapevo fare meglio.
Un giorno in sala prove si presentò una persona, non tanto bella ne simpatica, ma rimase tutto il tempo a seguire le mie prove, mentre gli altri mi rivolgevano occasionali parole di incoraggiamento senza troppa enfasi. Alla fine della giornata quella persona non tanto bella ne simpatica venne da me e mi disse se volevo entrare a far parte del suo gruppo. Io alzai gli occhi ed esplosi tutta la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia ansia.
Ma che cazzo stai dicendo!
Sono sicuro che è quello che vuoi: questo è ciò che conta, il resto arriverà.
Rimasi senza parole di fronte alla sua calma e determinazione. Questa persona mi aveva seguito per tutto il giorno, aveva visto quanto fossi tesa ed impaurita, eppure mi voleva nel suo gruppo solo per il fatto che credeva nelle mie reali potenzialità oltre le apparenze!
Ma questa persona sapeva il fatto suo ed ora lo so anch’io. Se sono qui ora è grazie a questa persona, che ha risvegliato in me la fiducia. In realtà le cose non cambiarono subito, ma mentre tutto e tutti rimanevano indifferenti quella persona mi incoraggiava e mi accettava per quello che ero. Non ho mai cercato punti di riferimento e non li cerco tutt’ora: ho ritrovato me stessa e la serenità ed ho scoperto di voler continuare a condividere le mie esperienze con questa persona non per riconoscenza, ma perché lo voglio sinceramente.

lunedì 7 marzo 2011

Continua a scrivere

Volevo chiudere il mio blog. Volevo smettere di scrivere. Volevo ricominciare a tenermi tutto dentro.
Perché spesso mi chiedo se vale la pena scrivere tutto questo, se interessa davvero, ma soprattutto è giusto farlo, per me stesso, intendo.
Volevo togliere tutto, le mie parole, le mie foto. E stavo quasi per farlo...
Ma, poi qualcosa mi ha convinto a non farlo ed a continuare, per me.
Ma qualcuno risponde al tuo blog?
Non so se qualcuno lo legge, ma quasi nessuno mi risponde.
Beh, tu continua a scrivere, però!

giovedì 3 marzo 2011

La grande casa

Vuoi un succo?
Le parole, appena sussurrate, lo risvegliarono dal dolce torpore. Lentamente si alzarono dal divano e, senza perdersi di vista un attimo, si spostarono in cucina. La grande casa, con le sue stanze, le sue pareti, le sue porte, le sue finestre, teneva il mondo lontano; i rumori della strada giungevano affievoliti ed in quel momento dentro la casa si sentiva solo il rumore delle piante dei loro piedi sul pavimento fresco.
Aprì il frigo, tirò fuori la bottiglia; prese un bicchiere dall’armadietto, sollevandosi sulle punte dei piedi, lo riempì e glielo diede. Restarono lì in piedi senza togliersi gli occhi di dosso, appoggiati dolcemente al piano della cucina ed illuminati dalla fioca luce della cappa; la tapparella del terrazzo leggermente abbassata lasciò entrare una leggera brezza che delicatamente accarezzò i loro corpi.
Vieni.
Prese la sua mano e lo condusse in camera.
Notte. Supini, le dita delle mani che sfiorano appena la pelle ancora calda. Silenzio, dalla finestra aperta il rumore di un tram in lontananza. Percepiva chiaramente che entrambi stavano pensando alla stessa cosa: era da tanto tempo che quel grande letto non ospitava un’altra persona.
Non rivide più la grande casa. Ripensandoci, però, le cose non sarebbero potute andare diversamente: fu tutto perfetto, puro, vissuto con la massima naturalezza e sincerità. 
Grazie a questa considerazione, col tempo riuscì a colmare la sensazione di vuoto e di sfiducia ed a risvegliare in lui il desiderio e la speranza.