venerdì 23 aprile 2010

Camminando lungo la spiaggia

Due adolescenti camminano scalze, con i pantaloni rivoltati sopra le caviglie, lungo il bagno-asciuga, bagnato dolcemente dall’acqua del mare. Il mare è calmo, ogni tanto si alzano raffiche di vento, ma il sole di metà mattina comincia a dare segni di primavera e si sta bene; è un peccato che si debba ripartire.

L’acqua avanza e si ritira sul bagno-asciuga come fa da sempre e come continuerà a fare per sempre, insinuandosi tra i granelli di sabbia. Un po’ come i pensieri che continuamente s’insinuano nella mente; si dice che camminare aiuta a riordinare i pensieri ed a lasciarsi alle spalle quelli gravosi.


Soprattutto, non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata […] perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene. (Soren Kierkegaard, Lettere a Jette)


E la spiaggia, soprattutto nei periodo fuori stagione e quando si distende per chilometri a perdita d’occhio rappresenta, tra gli altri, un ottimo posto per camminare, da soli od in compagnia. Passo dopo passo tutti i pensieri come quelli che riguardano gli amici, il lavoro, la società, l’amore, ritrovano progressivamente il filo logico e la collocazione spazio-temporale: è un fenomeno quasi automatico e la testa si riempie in maniera ordinata, come gli scaffali di una biblioteca.


La camminata ha dato i suoi frutti: rinvigoriti da questa rinata lucidità mentale e stimolati dal desiderio di mettere in pratica ciò che la mente ha concepito, si può riprendere la giornata da dove era stata lasciata prima della camminata.


Le due adolescenti accendono la musica, continuando a camminare con i piedi nudi nell’acqua fino alle caviglie ed i pantaloni rivoltati per non farli bagnare.