venerdì 30 ottobre 2009

Video killed the radio star

Giovedì, ore 20:30. Inizia con un pezzo di David Cronenberg, la serata di Cortopotere all’Auditorium di Piazza della Libertà a Bergamo. Cortopotere Short Film Festival è una rassegna cinematografica di cortometraggi che si svolge ogni anno a Bergamo, all’interno della quale, oltre alla proiezione di lavori di vari registi più o meno noti, recenti e meno recenti, si tiene un concorso di corti che vengono votati dal pubblico.


Giovedì, quindi. Prima parte della serata: filone Haunted House, Casa Stregata, con 2 opere horror-gotiche-suspence; seconda parte: 3 opere del regista armeno Artavazd Peleshian; terza parte, 7 videoclip di Michel Gondry; infine, quarta parte dedicata al concorso: 7 cortometraggi di Germania, Polonia, Ungheria, Austria, Francia, Italia.

Riassumendo: 12 proiezioni esclusi i videoclip, 7 opere mute, l’ideale per un ipo/non vedente! A parte le facili battute, degli audiocommenti avrebbero dovuto accompagnare queste opere mute per permetterne la “visione” anche ai disabili visivi; di certo non è la stessa cosa. È come leggere un libro nella sua traduzione, o ascoltare una persona con la traduzione simultanea. Allora i disabili visivi non possono andare al cinema?

Ma parliamo dei videoclip. Alcuni videoclip sono delle piccole storie e delle piccole opere di arte visiva. Michel Gondry è un regista che ha lavorato con diversi artisti della scena rock/elettronica/indipendente internazionale, producendo video fantasiosi, colorati, vivi.

Come si può allestire un audiocommento per disabili visivi di un videoclip? Allora un ipo/non vedente perde inevitabilmente la possibilità di condividere questo tipo di arte?



giovedì 29 ottobre 2009

Il vecchio contadino

Il tempo sta dalla nostra parte, sistema le cose. Dobbiamo imparare a conoscerlo, a capirlo, anche se a volte sembra scoraggiarci. Imprevisti accadono quotidianamente, preoccupazioni, angosce, ansie e paure ci perseguitano. Ma quando la situazione sembra senza via di uscita, quando tutto quello che ci circonda sembra aver perso il senso, bisogna ricominciare a credere. Credere in noi e nel domani, nei nostri talenti e nella generosità del futuro. Noi dobbiamo fare la nostra parte passo dopo passo, affidandoci allo scorrere del tempo, al susseguirsi delle circostanze, al disegno degli eventi, con la consapevolezza che la fortuna e la disgrazia non sono assolute.


C'era una volta un vecchio contadino che lavorava la terra con l'aiuto di suo figlio e di un cavallo. Un giorno il figlio arrivò trafelato dal padre dicendogli: "Che disgrazia, il cavallo è scappato!". "Perché la chiami disgrazia figliolo", disse il padre, "vediamo cosa ci porta il domani!". Dopo pochi giorni il cavallo tornò accompagnato da una bellissima giumenta. "Che fortuna, padre!!!", esclamò il ragazzo, "il nostro cavallo ne ha portato un altro!". "Perché la chiami fortuna?", escalmò il padre, "vediamo cosa ci porta il domani". Pochi giorni più tardi il ragazzo volle montare il nuovo cavallo che, però, non abituato ad essere cavalcato, lo fece cadere e rompere una gamba. "Padre, che disgrazia! Mi sono rotto una gamba!!", escalmò il ragazzo ed il vecchio: "perché disgrazia? Vediamo cosa ci porta il domani!". Il ragazzo, però, non era convinto e si lamentava nel suo letto. Pochi giorni dopo passarono nel villaggio gli inviati del re per raccogliere i ragazzi da portare alla guerra e vedendo il giovane invalido lo lasciarono lì...

mercoledì 28 ottobre 2009

Identità

Chiedo scusa Signorina, potrei sedermi qui per un momento? Non intendo disturbarLa, non resterò a lungo…La ringrazio.

Ero di guardia ieri sera ed ho visto ogni cosa. L’ho notata poco prima che iniziasse tutto e non era sola. Dev’essere stato terribile per Lei, qualunque cosa sia successa. Mi dispsiace di non aver potuto fare di più, anche se la sorte era già segnata. Comunque, volevo solo dirLe che mi dispiace, davvero: non avrei mai pensato che potesse succedere una cosa così terribile.


Signore, Lei non deve biasimarsi: se tutti avessero fatto la cosa giusta come Lei, probabilmente ora staremmo ancora ballando e sognando.


Beh, allora buona fortuna Signorina.


Grazie Signore.


Identità significa portarsi dietro la propria responsabilità nel tempo e nello spazio. Quel che è fatto non si può disfare. Non si può annullare, cancellare, negare il proprio passato. Il passato ci accompagna, ci identifica e dobbiamo conviverci.

Questo non significa che dobbiamo identificarci con tutto quello che abbiamo fatto. Non significa che dobbiamo difendere tutte le nostre azioni o flagellarci continuamente. Si può, invece, imparare dal passato, ripensandolo e ricordandolo costantemente come parte di sé.

martedì 27 ottobre 2009

The Sound of Music

Martedì. Secondo giorno della settimana. Anche oggi si va a lavorare. Sveglia alle 7:30, ma come al solito alle 6:56 sono già sceso dal letto. Doccia, colazione e fuori di casa prima delle 8. La strada verso il posto di lavoro è ancora quella: l’autobus segue una linea retta per buona parte del suo percorso verso la destinazione, dove incontro le colleghe con le quali salgo verso la Villa.

La Villa, residenza estiva di una famiglia di Conti del XIX secolo, è dove lavoro da 10 mesi. La Villa, ristrutturata e convertita in luogo di lavoro, possiede tante stanze tra le quali la Sala della Musica, fiore all’occhiello e luogo centrale delle attività di un tempo della Villa: era la sala riservata ai festeggiamenti, ai balli, agli incontri ufficiali. In mezzo a questa sala c’è un pianoforte a coda perfettamente funzionante e usato ancora oggi.

Ogni tanto di mattina, prima delle 9, prima, cioè, dell’inizio della giornata lavorativa, qualcuno si siede al piano per suonare qualcosa, a memoria. La musica si diffonde per la Villa, le note si liberano nell’aria e per tutta la giornata vanno a solleticare le orecchie e le menti delle persone. A qualcuno danno fastidio, a qualcun altro fanno piacere, in altri le note riescono a penetrare in profondità. Alcuni ne percepiscono il peso, il valore, la bellezza. Queste sono le persone che sanno apprezzare le cose belle della vita, che hanno imparato a cogliere quello che di positivo c’è nella quotidianità.

sabato 24 ottobre 2009

Scordi il futuro, ti lascerai sfuggire il presente

Io leggo. Per la verità sarebbe meglio dire che ascolto. Infatti, leggo gli audiolibri scaricati da internet. Per chi è ipovedente come me è prezioso avere a disposizione opere letterarie in formato audio facilmente reperibili in rete. In effetti la tecnologia digitale ha davvero aperto molte porte, soprattutto per chi è affetto da disabilità.

Ma torniamo agli audiobook. Vorrei riportare una citazione tratta da L’eleganza del riccio, di Muriel Barbery. A parlare in prima persona è la giovane protagonista femminile del romanzo la quale, dopo un piacevole dialogo in ascensore con un nuovo inquilino, formula questo “pensiero profondo” a cui sono molto affezionato.


Per la prima volta ho incontrato qualcuno che cerca le persone e che vede oltre. Può sembrare banale, eppure credo che sia profondo. Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato agli incontri. Non facciamo che incontrare noi stessi, in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell’altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire. Io, invece, supplico il destino di darmi la possibilità di vedere al di là di me stessa e di incontrare qualcuno.


Probabilmente di confronti seri se ne sente il bisogno ma, forse, la volontà di impegnarsi veramente ce n’è poca, anche se non sembra.

giovedì 22 ottobre 2009

Immaginare

Cari visitatori,


ho deciso di iniziare questo blog dopo aver letto un commento sul Cinema Senza Barriere pubblicato su frascolla.org l'11 ottobre.

Secondo me nessun audiocommento potrà essere mai esaustivo.

Mera descrizione delle scene od interpretazione degli stati d'animo dei personaggi?


Io vado al cinema. Recentemente ho visto Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.

Alcune scene di questo film hanno i sottotitoli perché i personaggi parlano in tedesco e io non capivo niente dei dialoghi (e Tarantino è u maestro per i dialoghi).

Sentivo il tono della voce, le risate (un attore non usa solo la voce); vedevo, per quel che potevo, le espressioni dei volti, le pose, tutta la scena nel suo insieme e se non riuscivo a cogliere qualcosa ascoltavo le mie sensazioni.

Alla fine, insomma, il film, nonostante la scarsa vista, l'ho capito tutto.

L'altro giorno ho visto Furore di John Ford in un auditorium dove lo schermo non è tanto grande. Nessun problema, questa volta, per i dialoghi, ma non riuscivo a cogliere ne i volti ne gli oggetti.

Ancora una volta, però, ho capito tutto del senso della storia.

Insomma, il punto non è sostituire la vista con l'audio, ma insegnare ad usare al meglio quello che si ha.


Un ipo/non vedente non deve vedere un film, deve "sentirlo". Ascoltare il sonoro, certamente, ma anche ascoltare le proprie sensazioni, affidarsi alle proprie percezioni.

Un film vale la pena di essere visto se può trasmettere qualcosa oltre la vista e chi più di un ipo/non vedente può capire questo?

Non si deve andare al cinema pensando di non poter vedere, ma piuttosto sperando di uscire dalla sala dicendo "ho visto un bel film che mi ha trasmesso qualcosa".

Mi ricordo quando, durante un'intervista radiofonica a Marco Paolini, attore ed autore di spettacoli teatrali e televisivi, telefonò in diretta una donna non vedente che disse che

"gli spettacoli di Paolini sono adatti per i non vedenti", perché sono in grado di evocare emozioni, sensazioni, pathos.

Permettetemi di raccontare un aneddoto personale.


Un giorno mi trovavo a Cortona, Arezzo, con un gruppo di amici. Uno di noi propose un gioco con le carte.

Ad ognuno di noi mostrò una carta. Gli altri la guardarono, io la presi in mano per osservarla bene. Poi l'amico mischiò le carta ed estrasse quella che doveva essere la carta mostrata in precedenza.

Tutti la guardarono e si meravigliarono delle abilità dell'amico, io dovetti prenderla in mano per osservarla bene e mi accorsi che non era la stessa carta: a distanza sembrava uguale, ma in realtà era diversa.


Così la mia scarsa vista mi permise di scoprire il tranello in mezzo a persona "vedenti".

Ecco, volevo trasmettere queste riflessioni un po' disordinate, con la speranza che sia emerso qualcosa di ragionevole.

Infine ho deciso di allegare una mia fotografia.

Quando scatto delle foto, spesso mi accorgo solo dopo lo sviluppo cosa ho veramente fotografato, e nessuno o niente mi guida o mi dice cosa fotografare.


Un saluto.