mercoledì 24 marzo 2010

La brutta notizia

Vado via, ho accettato un lavoro...


Così si ricomincia tutto da capo, da un’altra parte: nuova casa, nuovo ambiente, nuove persone, nuovo lavoro...non si fa in tempo ad ambientarsi che già la vita ti richiama altrove!


Ci si abitua al cambiamento, si impara a socializzare, a comunicare; cose come libertà, stabilità economica, radici, legami acquisiscono un senso ed un valore.


All’inizio è tutto bello, nuovo, entusiasmante, thrilling. Si è pini di aspettative, curiosità, paure ed incertezze, di ansie, ma di quelle buone, di quelle che ti fanno reagire.

Con il tempo le proprie scelte cominciano ad assumere un peso, coinvolgendo e condizionando sempre più la propria esistenza e l’ambiente che ci circonda.

Finalmente si diventa consapevoli davvero di ciò che conta e, soprattutto, di chi è importante per noi, si creano e si fissano i rapporti con gli altri, si focalizzano con più chiarezza i propri desideri ed obiettivi: un pizzico di casualità e di fortuna completano la messa a fuoco.


Forse, non è poi così una brutta notizia!

lunedì 8 marzo 2010

Il binario

Metto le cuffie ed avvio il lettore MP3 in modalità Riproduzione casuale dei brani, mentre il treno lascia la stazione; un po’ di sferragliamento lungo le rotaie che portano fuori dalla città e poi, accelerazione. Con il quadruplicamento della linea, ora anche i treni locali hanno i loro binari dedicati e possono correre più velocemente.

Dal finestrino osservo il paesaggio scorrere, mentre scorrono anche i brani sull’MP3; il treno si ferma ad una stazione proprio in concomitanza con l’inizio di una canzone ed improvvisamente mi torna in mente la sera di qualche mese fa: non ricordo bene tutti i particolari di quel momento, ma mi sembra di vedermi ancora sul marciapiede di quello stesso binario. La coincidenza tra il testo della canzone e la stazione dove si è fermato il treno, mi colpisce e dico a me stesso che non è brutto ripensare ad una cosa bella. Poi, il treno riparte, lasciandosi la stazione alle spalle.


giovedì 4 marzo 2010

Il compromesso

[...] Come fate voialtri laggiù a sceglierne una [strada], a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare [...] Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è! Ma non avete paura, voi, di finire in mille pezzi anche solo a pensarci a quella enormità [...] La terra è una nave troppo grande per me.


Un uomo con un fantastico talento riempie di vita un piccolo mondo finito di persone: giorno dopo giorno le folle estasiate esultano e lo acclamano; giorno dopo giorno il mito dell’uomo cresce e si rafforza. All’interno del piccolo mondo finito egli può usufruire di un numero infinito di combinazioni per soddisfare il suo talento.


Ma fuori da questo mondo, nessuno conosce l’uomo ne il suo talento.


Solo tu sai che sono qui.


è troppo forte la paura del grande mondo che si trova al di fuori, è troppo grande il timore di amare e di crearsi delle radici; l’uomo preferisce dedicare la sua esistenza a sgravare, in maniera indubbiamente eccezionale, i cuori della gente che gli passa davanti, dalla paura di quest’immensità. Sceglie di evitare compromessi con la vita e di disarmare i propri desideri e le proprie speranze, rifugiandosi fino alla fine in quel piccolo mondo finito che per tutta la vita ha conosciuto i suoi pensieri e custodito il suo cuore. E con la sua scomparsa, svanisce anche il suo talento, straordinario dono, in questo caso fine a se stesso.