martedì 23 febbraio 2010

La pesca

Adesso, però, mi devi raccontare!


Beh, è stata un’esperienza...


Puoi parlarne?


Certo. Era incominciata piano, con discrezione e naturalezza; e con lo stesso spirito immutato era continuata, con semplicità, spontaneità, disinvoltura ed assenza di artificio.


Poi cosa è successo?


Era una questione di percezione: la stessa cosa poteva venire percepita in modo diverso. Non sempre questo viene compreso immediatamente ed a volte servono scelte coraggiose per capire ed accettare percezioni diverse. Questo è il punto e non è una colpa se esistono molteplici visioni, motivazioni e sensazioni, se si vivono circostanze e stati d’animo differenti.


Allora non si era pronti per questo. Forse non si è mai pronti!


Immagina di essere un pescatore e di trovarti, insieme ai tuoi compagni, su un peschereccio ancorato non troppo lontano dalla riva. Il pescato è scarso e sulla barca regna lo sconforto. Poi qualcuno propone di prendere il largo e gettare le reti in acque poco frequentate: qualcuno è entusiasta, altri sono scettici, ma si decide comunque di tentare. Al largo, lontano dalla riva e dai soliti posti, in un punto da dove non si riescono più a distinguere la costa, il porto e gli altri pescherecci, ma da dove si ha una visione diversa più ampia di tutto, la situazione si capovolge: le reti si riempiono fino quasi a spezzarsi e la barca quasi si capovolge dal peso dei troppi pesci.

Insomma: allontanarsi per trovare tesori altrove?


Si, ma bisogna riportare i pesci a riva!


Allora, allontanarsi per ritornare?


Per continuare la storia, l’esperienza al largo ha smosso qualcosa riaccendendo in ognuno la speranza, che si era affievolita per la scarsità del pescato e contemporaneamente infondendo una nuova sensazione di freschezza ed una rinnovata consapevolezza: così si diventa pronti e veramente liberi di seguire la propria strada; ma, a questo punto non deve preoccupare se, magari, è una strada diversa da quello che ci si aspetta.


Nonostante tutto mantieni una certa serenità: questo è positivo!


Non serbo rancore, tutto era iniziato con naturalezza: questa era penetrata da qualche parte e da qualche parte deve manifestarsi di nuovo!

martedì 16 febbraio 2010

Fantasma

Seduto sul sedile del passeggero, si girò per guardare fuori dal finestrino dell’auto. La piazza, concepita negli anni venti del secolo scorso, era lì, come sempre: di notte dava il meglio di sé.


In quel momento ripensò ad un film che aveva visto qualche mese prima presso l’auditorium di quella piazza e si ritrovò quasi per caso a riflettere sulla sua vita.


Quante case e quanti ambienti aveva cambiato, dove magari avrebbe potuto mettere radici. Quante persone aveva involontariamente lasciato, con cui magari avrebbe potuto condividere esperienze durevoli. Quante difficoltà negli anni e quante scelte non scontate per accumulare il bagaglio di esperienze attuale. Quante relazioni, amicizie, rapporti aveva visto passare e mutare a seconda delle circostanze e degli stati d’animo, quante sicurezze, desideri ed idee aveva visto cadere troppo repentinamente.






Mai come prima le parole del protagonista di quel film riecheggiarono nella sua mente con tanta passione:


Dovunque un poliziotto picchia una persona,

dovunque un bambino nasce gridando per la fame,

dovunque c'è una lotta contro il sangue e l'odio nell'aria,

cercami e ci sarò.

Dovunque si combatte per uno spazio di dignità

per un lavoro decente, una mano d'aiuto,

dovunque qualcuno lotta per essere libero,

guardali negli occhi e vedrai me.


Ciò che conta è che bisognerebbe avere qualcosa in cui credere, infatti, si riuscirebbe a superare meglio cose come le incomprensioni e la solitudine non sarebbero nemmeno concepibili.


Tutto questo pensò mentre in auto passava, seduto sul sedile del passeggero, davanti alla piazza dopo mezzanotte e, benché si sentisse solo, quelle parole di speranza e coraggio gli diedero un senso di libertà e serenità.

domenica 7 febbraio 2010

Bacheca

La finestra della stanza era ampia e la visuale era spettacolare. Al risveglio, tirando le tende, la luce del mattino inondava l’interno ridando colore ai mobili, ai vestiti, alle pareti; e dopo il tramonto le luci della città coloravano le strade, i grattacieli, il cielo con colori incredibili.

La città non dormiva mai, perché in ogni momento succedeva qualcosa.


Però, ogni tanto si deve andare a dormire, chiudere le tende, spegnere la luce e staccare la mente, lasciandola libera, magari, di avventurarsi nel mondo dei sogni.


C’è chi riesce ad addormentarsi subito e chi, invece, ritarda a prendere sonno; c’è chi, pur addormentandosi in fretta viene risvegliato nel cuore della notte od ai primi segni dell’alba da pensieri e preoccupazioni; c’è chi, invece, ha un sonno agitato non ristoratore e c’è chi è addirittura insonne!


Nel momento in cui si chiudono le tende ciò che è dentro è dentro e ciò che è fuori è fuori.


Chissà se ciò che è fuori sarà ancora al suo posto al risveglio!


E se si potesse far entrare nella stanza il mondo esterno con tutte le persone, le luci, i rumori, gli eventi, le gioie, i dolori e se si riuscisse a fissarlo al muro con delle puntine, come su una bacheca? Forse si dormirebbe meglio!

Sarebbe bello fermare tutto ed andare a letto con la certezza che senza di noi non potrebbe succedere nulla, sarebbe bello essere in controllo di tutto, al centro di tutto; fissare la vita al muro fino al mattino, così non dovremmo più preoccuparci di nulla!


Ma è proprio necessario controllare tutto per stare tranquilli? In quei momenti di pausa e silenzio come durante la notte, volenti o nolenti, si finisce per tirare un po’ le somme e riemergono sensazioni e pensieri che le occupazioni della giornata ci avevano temporaneamente fatto dimenticare; in quei momenti ci rendiamo conto meglio della nostra fragilità e di come sia difficile confrontarci da soli con noi stessi.

Ma noi non possiamo controllare tutto, non possiamo avere in mano tutta la conoscenza, ne possedere un’esperienza perfetta. Possiamo, però, controllare noi stessi e comprendere le nostre potenzialità, conoscere i nostri talenti da sfruttare, scoprire i nostri desideri ed in cosa crediamo: fragili sì, ma preziosi, come il cristallo!


Con questo stato d’animo scevro da condizionamenti esterni, finalmente potremo chiudere le tende, spegnere la luce e tranquillamente andare a dormire senza voler fermare il mondo; lasciare libera la mente e riposare il corpo. Il giorno dopo potremo essere di nuovo in pista a dare il nostro contributo.