martedì 16 febbraio 2010

Fantasma

Seduto sul sedile del passeggero, si girò per guardare fuori dal finestrino dell’auto. La piazza, concepita negli anni venti del secolo scorso, era lì, come sempre: di notte dava il meglio di sé.


In quel momento ripensò ad un film che aveva visto qualche mese prima presso l’auditorium di quella piazza e si ritrovò quasi per caso a riflettere sulla sua vita.


Quante case e quanti ambienti aveva cambiato, dove magari avrebbe potuto mettere radici. Quante persone aveva involontariamente lasciato, con cui magari avrebbe potuto condividere esperienze durevoli. Quante difficoltà negli anni e quante scelte non scontate per accumulare il bagaglio di esperienze attuale. Quante relazioni, amicizie, rapporti aveva visto passare e mutare a seconda delle circostanze e degli stati d’animo, quante sicurezze, desideri ed idee aveva visto cadere troppo repentinamente.






Mai come prima le parole del protagonista di quel film riecheggiarono nella sua mente con tanta passione:


Dovunque un poliziotto picchia una persona,

dovunque un bambino nasce gridando per la fame,

dovunque c'è una lotta contro il sangue e l'odio nell'aria,

cercami e ci sarò.

Dovunque si combatte per uno spazio di dignità

per un lavoro decente, una mano d'aiuto,

dovunque qualcuno lotta per essere libero,

guardali negli occhi e vedrai me.


Ciò che conta è che bisognerebbe avere qualcosa in cui credere, infatti, si riuscirebbe a superare meglio cose come le incomprensioni e la solitudine non sarebbero nemmeno concepibili.


Tutto questo pensò mentre in auto passava, seduto sul sedile del passeggero, davanti alla piazza dopo mezzanotte e, benché si sentisse solo, quelle parole di speranza e coraggio gli diedero un senso di libertà e serenità.

1 commento:

  1. Peccato, perchè era abbastanza lungo e completo. Vuol dire che non posterò mai più commenti ma ti risponderò nella e-mail.
    Il senso era questo.
    Credere è essenziale e non c'è bisogno di stare sempre in uno stesso luogo, con le stesse persone, con le stesse certezze per sentirsi sicuri e per arrivare, grazie a queste cose certe, a credere.
    Credere vuol dire avere Qualcosa dentro a cui fare riferimento affinchè noi possiamo sempre mantenere le certezze proprio quando siamo in luoghi nuovi, con persone nuove e in situazioni nuove.
    Quello in cui crediamo ci permetterà sempre di essere noi stessi, con le nostre certezze in qualsiasi situazione nuova e ci permetterà di trasmettere agli altri, anche alle nuove conoscenze, il nostro messaggio, di mostrare agli altri chi noi siamo, con le nostre caratteristiche.
    Mi viene in mente un film di Don Camillo il quale, mandato per castigo dal Vescovo in un paesino isolato di montagna, lontano dalle sue conoscenze, dalle sue sicurezze, si sente solo e abbandonato da Dio: tutto è perduto, è solo.
    Poi, tutto ad un tratto sente di nuovo la Voce del Signore e Don Camillo torna ad essere sè stesso, anche in quel luogo isolato che ad un tratto diventa bellissimo e ringrazia la Voce "perchè sei tornato ad ascoltarmi" dice Don Camillo, ma la Voce risponde "non ero che stavo zitto, eri tu che non mi sentivi".

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