giovedì 22 ottobre 2009

Immaginare

Cari visitatori,


ho deciso di iniziare questo blog dopo aver letto un commento sul Cinema Senza Barriere pubblicato su frascolla.org l'11 ottobre.

Secondo me nessun audiocommento potrà essere mai esaustivo.

Mera descrizione delle scene od interpretazione degli stati d'animo dei personaggi?


Io vado al cinema. Recentemente ho visto Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.

Alcune scene di questo film hanno i sottotitoli perché i personaggi parlano in tedesco e io non capivo niente dei dialoghi (e Tarantino è u maestro per i dialoghi).

Sentivo il tono della voce, le risate (un attore non usa solo la voce); vedevo, per quel che potevo, le espressioni dei volti, le pose, tutta la scena nel suo insieme e se non riuscivo a cogliere qualcosa ascoltavo le mie sensazioni.

Alla fine, insomma, il film, nonostante la scarsa vista, l'ho capito tutto.

L'altro giorno ho visto Furore di John Ford in un auditorium dove lo schermo non è tanto grande. Nessun problema, questa volta, per i dialoghi, ma non riuscivo a cogliere ne i volti ne gli oggetti.

Ancora una volta, però, ho capito tutto del senso della storia.

Insomma, il punto non è sostituire la vista con l'audio, ma insegnare ad usare al meglio quello che si ha.


Un ipo/non vedente non deve vedere un film, deve "sentirlo". Ascoltare il sonoro, certamente, ma anche ascoltare le proprie sensazioni, affidarsi alle proprie percezioni.

Un film vale la pena di essere visto se può trasmettere qualcosa oltre la vista e chi più di un ipo/non vedente può capire questo?

Non si deve andare al cinema pensando di non poter vedere, ma piuttosto sperando di uscire dalla sala dicendo "ho visto un bel film che mi ha trasmesso qualcosa".

Mi ricordo quando, durante un'intervista radiofonica a Marco Paolini, attore ed autore di spettacoli teatrali e televisivi, telefonò in diretta una donna non vedente che disse che

"gli spettacoli di Paolini sono adatti per i non vedenti", perché sono in grado di evocare emozioni, sensazioni, pathos.

Permettetemi di raccontare un aneddoto personale.


Un giorno mi trovavo a Cortona, Arezzo, con un gruppo di amici. Uno di noi propose un gioco con le carte.

Ad ognuno di noi mostrò una carta. Gli altri la guardarono, io la presi in mano per osservarla bene. Poi l'amico mischiò le carta ed estrasse quella che doveva essere la carta mostrata in precedenza.

Tutti la guardarono e si meravigliarono delle abilità dell'amico, io dovetti prenderla in mano per osservarla bene e mi accorsi che non era la stessa carta: a distanza sembrava uguale, ma in realtà era diversa.


Così la mia scarsa vista mi permise di scoprire il tranello in mezzo a persona "vedenti".

Ecco, volevo trasmettere queste riflessioni un po' disordinate, con la speranza che sia emerso qualcosa di ragionevole.

Infine ho deciso di allegare una mia fotografia.

Quando scatto delle foto, spesso mi accorgo solo dopo lo sviluppo cosa ho veramente fotografato, e nessuno o niente mi guida o mi dice cosa fotografare.


Un saluto.


1 commento:

  1. Non mi avevate mai raccontanto l'episodio di Cortona; un'esperienza sulal differenza tra il semplice "vedere" e il "guardare"...

    RispondiElimina