lunedì 22 ottobre 2012

La diga


Il grande prato, la vallata davanti con le montagne ricoperte di boschi regalavano una vista mozzafiato; il cielo terso, il sole brillante e la vastità del panorama trasmettevano uno sconfinato senso di libertà.
Non resse più. Il peso delle emozioni di quel periodo intenso e soffocante e di quello che lo aveva preceduto, si fece improvvisamente insostenibile: sentì dentro di sé come il rumore di qualcosa che si rompeva, come il crollo di una diga e sfogò, finalmente, tra le sue braccia, in un pianto rumoroso ed esonerante tutto il dolore e la frustrazione, la fatica e la solitudine accumulati in tutti quei mesi frenetici e complicati.

Così, si spogliò di tutto, svuotandosi di un fardello terribile. Poi, come la quiete dopo la tempesta, come il silenzio dopo un’esplosione, tornò la calma ed i pensieri belli, rimasti assediati e reclusi per lungo tempo, finalmente riaffiorarono: ora si poteva ripartire, ricominciare a vivere, rimettersi in gioco. Anche da soli.

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