sabato 8 gennaio 2011

Quel che rimane

Silenzio. Fuori la neve, in casa il buio; dalle finestre filtra solo la luce fioca dei lampioni riflessa dal biancore della neve. Tutto è immobile ed ovattato, specchio dell’anima!


Cosa rimane? Prima c’era tutto, ora sembra che non ci sia più niente. Le giornate si sono improvvisamente svuotate e sono diventate tutte uguali; si vive così, un giorno dopo l’altro, in attesa!


Cosa rimane? Ricordi, intenzioni, voci, parole, frasi, scelte: un nodo alla gola, doloroso, paralizzante.


Tutto era apparso scontato, ma a niente si era dato davvero importanza.


Il telefono avvisa l’arrivo di un messaggio; pigramente il dito fa scorrere le parole sul piccolo schermo.


Che sorpresa! Gentile! Ha apprezzato!


Ecco, qualcuno ha apprezzato e l’ha comunicato: questo piccolo gesto di riconoscenza risolleva il morale, la nuvola di nostalgia vacilla leggermente.


Forse non si ottengono dei riscontri visibili ed immediati dei propri gesti e delle proprie azioni, ma non bisogna scoraggiarsi: i veri nemici non sono gli altri, non è il mondo, non sono le circostanze; i veri nemici sono le nostre paure, le nostre debolezze, le nostre indecisioni, i nostri bisogni. Queste sono le cose che possono davvero diventare pericolose e farci del male.


Non rispondo al messaggio, ma chiamo direttamente il mittente, che mi comunica a voce quello che non si riesce a sintetizzare via SMS.

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