Le sinfonie così come le conosciamo oggi sono il frutto della sordità del compositore.
A 26 anni, in gran segreto, Ludwig van Beethoven comincia ad avvertire i primi sintomi della sordità. Avrebbe presentato la sua "prima sinfonia" da lì a qualche anno e la carriera da compositore era appena iniziata. Preso da enorme tristezza, medita il suicidio.
La sordità ebbe un forte impatto sullo stile musicale dell'artista tedesco: secondo un gruppo di ricercatori olandesi, a mano a mano che la perdita dell'udito diventava più forte, le partiture subivano una evoluzione. Fino alle sinfonie così come le conosciamo oggi.
Secondo alcuni ricercatori coordinati da Edoardo Saccenti che hanno pubblicato un articolo sul British medical journal il compositore tedesco «utilizzava meno le frequenze che sentiva peggio». Gli studiosi, che hanno analizzato le opere di Beethoven, comprese le partiture, le note, gli strumenti, sostengono che «in principio il compositore smise di udire le note più acute. Di conseguenza, a mano a mano che la sordità avanzava, utilizzava sempre più le note basse e medie».
In una lettera all'amico e medico Wegeler del 1801 confessa la sua preoccupazione. Ma nel frattempo cerca di compensare questo difetto: nel 1815 inizia a servirsi di una trombetta per udire meglio le note delle sue composizione. Nel 1817, quasi completamente sordo, costruisce un pianoforte con le corde più tese.
«O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me (...) -scrive il compositore nel Testamento di Heiligenstadt indirizzato ai fratelli Kaspar Karl e Nikolaus Johann - ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo. Nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore».
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