1. Tube
Mi
avvia verso la stazione della metropolitana. Salii sul convoglio nella seconda
carrozza, perché l’app mi diceva (in un italiano un po’ storpiato) che facendo
così alla stazione di arrivo avrei trovato l’uscita proprio di fronte a me.
Mi
sedetti ed ebbi conferma dall’annuncio vocale che si trattava proprio del mio
treno. Facendo ancora attenzione agli annunci vocali che chiamavano le fermate,
scesi alla mia stazione e seguendo la mappa della stazione in pdf sul mio smartphone
mi portai sull’altro binario per prendere il treno dell’altra linea. Seguendo
nuovamente le indicazioni dell’app, salii sulla quarta carrozza, trovandomi di
fronte all’uscita all’arrivo.
2. Bus
Uscii di casa e m’incamminai verso la fermata
dell’autobus. L’app mi diceva che il prossimo autobus sarebbe arrivato tra 13
minuti. Arrivai alla fermata e controllai il mio smartphone: in perfetta
sincronia con il tabellone elettronico degli orari presente alla fermata, l’app
si aggiornava segnalandomi l’avvicinarsi dell’orario di arrivo dell’autobus.
Salii
mentre l’annuncio vocale mi confermava che ero sull’autobus giusto. Mi sedetti
e, facendo sempre attenzione agli annunci vocali che chiamavano le fermate, scesi
alla mia fermata quindi, seguendo le indicazioni vocali di Google Maps arrivai
a piedi a destinazione.
3. Appendix
Ogni
volta che mi dovevo spostare, era come se qualcuno invisibile mi prendesse per
mano e mi accompagnasse fino a destinazione. In poche parole, il mio smartphone
(http://www.popolis.it/dieci-anni-di-iphone-cosi-e-cambiata-la-vita-di-chi-non-vede/)
era il mio strumento per comunicare con questo ‘qualcuno’ (identificabile nelle
app) così che, nonostante l’enorme estensione e l’immenso caos della città, potevo
percorrere la via tracciata per me in mezzo a milioni di altre vie, con una limpida
e piacevole sensazione di indipendenza.
Questo, però, non succedeva nel mio paese. Eppure
potrebbe facilmente accadere anche qui. In effetti, sfruttando la tecnologia,
basterebbe poco per implementare in maniera capillare dei servizi di questo
tipo anche nel mio paese. Per un disabile come me è questione di non percepire
la propria diversità. Si può sempre chiedere al vicino di farsi aiutare per
esempio, ma se da altre parti esiste già da molto tempo la possibilità di
sentirsi rispettati, indipendenti, alla pari, perché non lo si è fatto agli
stessi livelli anche qui?
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